Le parole sono importanti e proprio per questo motivo quando si fanno delle traduzioni è importante prestare la massima attenzione! Noi di Traduzione.it come agenzia di traduzione lo sappiamo bene. Basta un semplice errore, infatti, per compromettere e alterare qualcosa di davvero importante. Vediamo quindi di seguito 5 errori di traduzione che hanno cambiato la storia.
Gesù Cristo: morto su una croce o su un palo?
Come insegnato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, Gesù Cristo fu crocifisso! Una verità acquisita da tutti noi e data quasi sempre per certa, eppure potrebbe non essere così. Secondi diversi autori e anche alcune confessioni cristiane, come ad esempio i Testimoni di Geova, in realtà Gesù sarebbe morto su un palo. Ma come è possibile? Ebbene sì, a quanto pare potrebbe essere il risultato di un errore di traduzione.
La parole croce deriva dal latino crux che a sua volta deriva dal greco stauròs. Quest’ultimo termine, però, non significa croce, bensì palo. Questo palo veniva usato, secondo chi ritiene si sia verificato un errore di traduzione, per giustiziare i criminali. Ad avvalorare la tesi, inoltre, secondo i dizionari di greco, il significato di stauròs è “palo”, mentre quello di “croce” è un’evoluzione successiva, risalente addirittura al II secolo d.C. Ma perché allora si è tradotto stauròs in croce? Anche a tal proposito vi sono varie teorie, tra cui la cosiddetta “visione di Costantino”, che secondo alcune fonti avrebbe visto una croce in cielo con affianco la scritta “In hoc signo vinces, “Con questo segno vincerai”. Da allora la croce cristiana si sarebbe quindi imposta sugli altri simboli pagani. Secondo altre fonti però, Costantino non avrebbe visto la croce di Gesù, bensì il cosiddetto “monogramma di Cristo” formato dall’intersezione tra la lettera greca “X” (chi) e la “P” (rho).
La divinizzazione di Alessandro Magno
Alessandro Magno, il grande re e conquistatore macedone, era molto superstizioso. Ai suoi tempi era abitudine che i re e i condottieri consultassero oracoli e indovini per far fronte ai dubbi di ogni battaglia e un giorno Alessandro Magno decise di consultare l’oracolo di Ammone, dio egiziano riconosciuto come il dio Sole. In base alcuni fonti il profeta, rivolgendosi ad Alessandro Magno con affetto, anziché dirgli “o paidion”, ovvero “o figlio”, pronunciò “o paidios”, ovvero “o figlio di Zeus”. Un errore di pronuncia, dovuta a una conoscenza imperfetta della lingua, che molto piacque ad Alessandro Magno, che da quel momento venne considerato un dio.
La direzione del pollice nell’Antica Roma
Pollice in su per risparmiare la vita del gladiatore sconfitto, pollice in giù per decretare la morte. È questo il significato che tutti quanti attribuiamo all’origine di questi due gesti, ma è davvero così? Secondo alcuni autori, anche in questo caso, si tratterebbe di un errore di traduzione.
A quanto pare in tutti i testi riportanti le decisioni degli imperatori di far morire o sopravvivere un gladiatore non vi è mai scritto pollice in giù o in su, ma semplicemente pollice verso. Questo vuol dire che è vero che gli imperatori muovevano il pollice, ma non è detto necessariamente verso l’alto o il basso. Nell’antica Roma, infatti, veniva utilizzato il gesto del pollice compresso, ovvero coperto dalle altre dita, per indicare che si voleva risparmiare la vita del gladiatore. A quanto pare, quindi, anche la concezione di direzione dei pollici è conseguenza il risultato di un errore di traduzione e che nell’Antica Roma anziché utilizzare pollice in su e in giù, fossero utilizzati pollice esteso o nascosto tra le dita.
Il Mar Rosso e la fuga degli ebrei guidati da Mosè
In base a quanto si evince dal libro dell’Esodo, durante la fuga degli ebrei, guidati da Mosè, le acque si aprirono per volere di Dio al loro passaggio, per poi richiudersi al passaggio dell’esercito egiziano. Ma si tratta davvero delle acque del Mar Rosso che oggi tutti noi conosciamo? Secondo alcuni autori no!
Come osservato dal teologo ebreo Pinchas Lapide, in ebraico il Mar Rosso si chiama Yam-Suf, ovvero “Mare dei Giunchi” in quanto le sue sponde sono coperte di giunchi, particolarmente utilizzati nell’antichità in quanto da essi si ricavava la materia prima per ottenere i rotoli di papiro. Nel 1375 John Wycliffe tradusse per la prima volta la Bibbia in inglese e tradusse Yas-Suf correttamente in Reed Sea, appunto mare dei Giunchi. In seguito, però, la Bibbia di Wycliffe venne tradotta in tedesco da Martin Lutero che finì per tradurre erroneamente Reed in Red e quindi Mar Rosso. Un errore di traduzione che è rimasto nei secoli e che potrebbe portare a una reinterpretazione dell’episodio e soprattutto del luogo. Gli Ebrei, infatti, non distinguevano tra mare e lago, e molto probabilmente il luogo indicato dall’Esodo fa riferimento ad una zona paludosa a sud dei laghi amari, nei quali confluiscono le acque dello Yam-Suf, in cui i guadi sono frequenti, e che gli egiziani, che viaggiavano su carri trainati da cavalli, vi fossero semplicemente rimasti impantanati.
Il bombardamento del Monastero di Montecassino
Il 15 febbraio 1944 il Monastero di Montecassino venne distrutto da un bombardamento da parte delle forze alleate che erano convinte che al suo interno vi fosse un battaglione tedesco. Questa convinzione era frutto dell’errore di traduzione di un’intercettazione di un messaggio tedesco composto da una domanda: “Ist Abt noch im Kloester?”, L’abate è nel monastero?, e una risposta: “ya, in Kloster mit Monchen”, “Sì, nel monastero con i monaci”. Per un errore di traduzione, appunto, un ufficiale aveva inteso la parola abt, ovvero abate, come abbreviazione del termine abteilung, ovvero battaglione. Un errore di traduzione che portò alla decisione di radere al suolo l’abbazia, salvo in seguito scoprire che nell’edificio non vi fossero soldati tedeschi.